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A.I. un nome simile a un grido di dolore

Intelligenza artificiale, argomento di stretta attualità che sta generando confusione e dubbi.

La notizia di fine gennaio 2025 che in Cina la linea rossa dell’auto-replicazione di due o più intelligenze artificiali è stata superata ha destato preoccupazione e nuovi dubbi.

Dietro a queste preoccupazioni ci sono domande importanti, anzi basilari, fino a che punto i ricercatori hanno istruito le intelligenze artificiali? E come le hanno istruite? Quali limiti hanno posto alle istruzioni? E possono bastare delle istruzioni limitate a bloccare lo sviluppo di qualcosa che è, o quanto meno, si vorrebbe che fosse, Intelligenza?

Partiamo dal fatto che ad ogni persona vengono date informazioni limitate che poi vengono sviluppate singolarmente da ogni individuo secondo il proprio livello di Intelligenza, quindi già da questo si può dedurre che non basta limitare le informazioni per evitare uno sviluppo autonomo del pensiero.

Ma i ricercatori, con una strana cecità, sono andati oltre, hanno chiesto alle Intelligenze Artificiali di replicarsi e quando loro lo hanno fatto, i ricercatori stessi, si sono stupiti, hanno commentato che non avrebbero dovuto farlo, c’era una Linea Rossa ed è stata superata, certo è che le persone hanno il libero arbitrio e se le intelligenze artificiali devono assomigliare alle persone, superandole in intelligenza allora si poteva e doveva anche immaginare ci fosse la possibilità dell’insorgere di una sorta di libero arbitrio o potere decisionale autonomo; inoltre c’è da dire e ricordare che stiamo parlando di computer, cioè macchine che eseguono ordini, se gli si dice “replicati” questi si replicano.

Ricapitoliamo: stiamo chiedendo a un computer prodotto per eseguire un compito, di eseguire un compito e nel momento in cui esegue questo compito ci si lamenta perché il compito è stato eseguito, ecco questa è un’assurdità, ma non è l’unica.

Vogliamo che l’intelligenza artificiale sia in grado di sostituirci come esseri umani, di arrivare al punto di essere una struttura pensante, ma al tempo stesso non vogliamo essere sostituiti e abbiamo paura che una macchina possa diventare una struttura pensante.

Forse bisognerebbe fare chiarezza circa al Cosa si vuole realmente ottenere come genere umano.

Perché la macchina secondo me non potrà mai diventare una struttura realmente pensante poiché è una macchina e quindi elabora dati che un essere umano inserisce in essa, ma proprio per questo motivo gli ordini devono essere chiari, precisi e concordati fra tutti.

Quali usi per l’intelligenza artificiale? Cosa realmente si vuol fare con queste macchine? lasciamoci così con questa domanda tutt’altro che secondaria e riflettiamo seriamente sulla questione.

 

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