
C’era una volta
C’era una volta
Parliamo di politica:
politica nazionale, politica locale e azione politica in generale.
Parlare di politica oggi fa venire in mente le fiabe che mi leggevano da bambino, iniziavano con :” …c’era una volta ….”, ecco, lo stesso vien da dire della politica.
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C’era una volta la politica in Italia, la lotta di classe, la difesa della categoria, l’impegno per diffondere una visione del mondo, ebbene tutto questo “c’era una volta” adesso non c’è più.
Molto spesso i giornalisti analizzano i risultati delle elezioni e notano la scarsa affluenza ,:” disaffezione “ questo è il termine usato come una pietra tombale, e le rare volte in cui si cerca di smuovere quella pietra, sotto si trovano, a detta loro, giovani senza interessi, viziati, annoiati.
La colpa va data a qualcuno indistinto e inconsapevole che non può replicare o difendersi.
Guardando con distacco, “ i giovani ,“ sono un comodo capro espiatorio, perché contestare? Ma, guardando con interesse, con passione e responsabilità alla Politica ( scritta con la P maiuscola perché merita ) ecco che si possono notare dettagli non indifferenti.
Facciamo un elenco per comodità, l’approfondimento dopo, volendo:
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ideologia marginalizzata
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visione prospettica inesistente
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difesa delle categorie solo in base a quanti voti portano
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distacco dalla realtà locale
Approfondiamo ora i concetti riportati sopra:
L’ideologia che guidava i partiti del ‘900 del secolo scorso ormai è confusa , marginalizzata in vecchi slogan e battute che non trovano poi riscontro nel comportamento politico di chi non li rappresenta adeguatamente.
Facciamo un esempio riprendendo un’azione politica di qualche anno fa: la cancellazione dei diritti dei lavoratori tramite la cancellazione dell’articolo 18. Un articolo ottenuto con grandi sacrifici da parte dei lavoratori guidati da politici che seguivano e applicavano una ideologia di tipo comunista.
Ebbene, questo articolo è stato cancellato anni dopo averlo ottenuto, dallo stesso partito che anni prima lo aveva voluto; sono state dette tante cose che avrebbero fatto rabbrividire ogni VERO comunista, eppure ,in Italia, gli eredi di quella ideologia hanno buttato via anni di lotte ovviamente confondendo il loro elettorato ideologicizzato.
La visione prospettica inesistente si è concretizzata con gravi danni all’economia dello stato ( inteso come insieme dei cittadini) nel momento in cui le istituzioni hanno lasciato, anzi favorito, la produzione all’estero, la delocalizzazione, la cessione di brevetti e metodologie a ditte straniere che a basso costo, producevano i “Nostri” prodotti.
Questo ha comportato che ditte estere imparassero a produrre beni come i nostri a prezzo più basso ( basta una minima modifica per renderli “Loro”) e poterli rivendere a noi, in concorrenza alle stesse ditte per le quali producevano a poco prezzo fino a poco tempo prima.
Certo, ora il governo miope cerca di trattenere quote di controllo in aziende strategiche, ma ormai il danno è fatto, la piccola e media industria, incentivata a delocalizzare per un facile e veloce guadagno, ha perso la capacità di produzione in Italia e le sue quote di mercato sono oramai appannaggio di una concorrenza a cui lei stessa ha insegnato il mestiere.
Che dire, la politica non ha colpa? Certo che ha colpa! Doveva vigilare e fare il bene di tutti i cittadini, di quei cittadini ora senza lavoro perché la produzione è andata all’estero in ditte non italiane.
Un’altra causa di disaffezione è certamente la valutazione meramente numerica della forza delle singole categorie, forza valutata sulla base di due soli parametri: la capacità di spesa e quindi la capacità di sovvenzionare una campagna elettorale e la capacità di portare voti ai singoli partiti, non importa chi sono o chi una volta rappresentavano.
Ultimamente il ragionamento dei partiti politici è : “ sto dalla parte di chi può pagare al posto mio la campagna elettorale, sto dalla parte di chi ha un bacino di voti tale da farmi eleggere “.
Anche nella politica locale ci sono errori gravi che poi provocano disaffezione, il più grave ed emblematico è il distacco totale dalla realtà quotidiana.
Nei comuni, nelle province i politici dovrebbero interessarsi esclusivamente del benessere giornaliero del cittadino, della risoluzione dei problemi della vita quotidiana senza prendere in considerazione tematiche di politica globale per adattarle alla vita di tutti i giorni, a quello dovrebbe pensare la politica nazionale e internazionale.
Sempre più spesso si vedono sindaci inseguire politiche nazionali, adattandole alle loro città creando gravi danni e disagi alla vita quotidiana dei cittadini.
Siamo proprio sicuri che il calo costante di affluenza alle votazioni sia colpa di “ giovani svogliati”?
Siamo sicuri che la politica non ci sia più e che i più fortunati possono usare i loro ricordi e raccontare a persone più giovani la favola della bella politica, una favola che inizia con “ c’era una volta “.